mercoledì 12 novembre 2014

Scoperto il piacevole teatro dell'antica Agrigendo

Ad Agrigendo (così come in do la chiamavano gli antichi agrigendini) si cerca ancora il teatro greco, quello degli attori grechi (antica idiomatica dizione) e delle tragedie greche. E la cosa bella è che non sono i greci (o i grechi) a cercarlo ma gli agrigendini. “È qui!”, “No! Non è qui, ma è lì!”, “Scaviamo un po' più in là…”. 

Tempo sprecato. È già tutto nobilmente scoperto. Ed essendo tutto nobilmente scoperto è nudo come il re e come le mani quando sono impegnate negli scavi di una certa difficoltà.

Nessuno che si impegni a valorizzare un luogo, un sito, un topos (al maschile) che è stato teatro non di tragedie ma di piaceri a tinchjtè (forza ddrocu!) come hanno testimoniato gli intenditori di intese. 
Il più grande topos dell'umanità. 
In questo teatro, operava con sommo diletto la Divina Giumenta, le cui sacre rappresentazioni e le finali ovazioni (da ovos, ovis, ovas) sono minuziosamente descritte nell'opera omnia "Dal Partenone diAtene al Putthanone di Akràgas" dello studioso di studi intramontabili Raimondo Moncada


Un'opera piacevole perché fonte di immani piaceri venuta fuori dopo leopardiani sudati studi sudati in quel tempio indicato dal dito sbagliato della storia come casa (home in inglese) della dea Giunone. In quella stessa casa (house in inglese, casa in agrigendino), nella mitica alcova di piaceri universalmente ricercati come il pelo nell'uovo (ova, ova, ova, nella declinazione agrigendina), veniva di volta in volta siglata la celebre "pax populi pax dei". I nemici appaganti diventavano amici per la vita e non si faceva più la guerra per la morte.

L'amore attirava allora flussi turistici da ogni dove e con chicchessia: con le mule, con le asinelle, con le cavalle, con le zattere, con le canoe, con le caravelle, con i motopesca, con le navi crociera, con le scarpe, con gli zoccoli. Ogni mezzo era buono pur di cantare in Akràgas l'inno alla gioia.

In un eccezionale frammento di un eccezionale reperto archeologico di una eccezionale insegna inviata al Putthanonesk Center’s Love of London of British of Europe per gli approfondimenti del caso, per caso è scritto: "E’ nnutuli ca ti movi: piaci a tutti, puru a cu dici: a mia nun mi piaci" (NdR: “è inutile che ti dimeni: piace a tutti, piace finanche a chi afferma: a me mi non mi piace e a teti non ti deve piacere”).

L'ebook su Bookrepublik (cliccare come avrebbe fatto il Putthanone)

Foto del teatro tratta da Wikipedia

martedì 23 settembre 2014

Il terrore dei greci per la sessualità femminile

Cos'è il sesso nell'antica Grecia? 
Bella domanda, che Antonio Gnoli, giornalista di Repubblica, rivolge alla scrittrice e giurista Eva Cantarella, considerata una delle massime studiose del mondo antico.

Gli uomini greci - dice Eva Cantarella - hanno il terrore della sessualità femminile. Quando Zeus ed Era litigano per sapere se nell'atto sessuale prova più piacere l'uomo o la donna, interrogano Tiresia, che risponde: nove parti le prova la donna e una sola l'uomo. Sentenza pericolosissima. Si comincia a pensare che questa prorompente sessualità va controllata. Come? Con i modelli virtuosi e un'accettazione della virilità che è vista come un'attività sessuale sia nei riguardi delle donne che degli uomini”. 

(Per l’intervista completa rilasciata a Repubblica ecco il LINK)

sabato 3 maggio 2014

Gesualdo Bufalino: In Sicilia incontrate, "vogliosa", Afrodite

In Sicilia, terra di magia, si corre il rischio di incontrare la vogliosa Afrodite. È quanto scrive lo scrittore e poeta siciliano Gesualdo Bufalino in La luce e il lutto, un saggio tutto da leggere edito da Sellerio .     

Scrive Bufalino:
“Di questa Sicilia che cambia cercate di accorgervi: energica, attiva, estroversa, capace di inventarsi risorse e fabbrilità senza numero. Ma non dimenticate, insieme, di salvare il moltissimo ch’è salvabile nella Sicilia che dura: quel cielo e quel mare, miracolosamente resistenti agli insulti della chimica; i vulcani in fiamme, le miti colline; le pianure dove scorrono fiumi dal nome di miele; le leggende che fioriscono sulle labbra in un’aria di mito; le botteghe dove artigiani impareggiabili ripetono i venerandi gesti della fatica; le finestre fiorite di graste, dietro cui una ragazza bruna sorride; le chiese di pietra bionda, belle come creature di carne; le piazze dove ogni giorno il cartellone prevede una puntata nuova di quel teatro di pupi che è l’inesauribile vita; gli uomini, i milioni di uomini piccoli e sicuri, dal cuore ospitale, benché così irto di sofismi e rovente di lave crudeli…
Salite a bordo di questa arca triangolare di sasso che galleggia sulle onde dei millenni. È scampata a tante tempeste, sopravviverà ai missili… e mettetevi in tasca un vocabolario greco: potreste incontrare, emersa dalle acque e vogliosa di scambiare due chiacchiere, Afrodite Anadiomène…”

 

La foto di Gesualdo Bufalino è tratta dall’enciclopedia on line Wikipedia

mercoledì 30 aprile 2014

È scoppiata la guerra delle banane

Ora ti spuntano da ogni dove e con chicchessia. 
Banane ovunque. 
Ti piovono dal cielo. Ti arrivano pure per posta. Vengono stampate e affrancate. 
Le banane piacciono molto e in questi giorni vanno tanto di moda. Tutti con una banana in mano. I vip, soprattutto. 
Il frutto dell'amor è diventato un simbolo ma anche uno status symbol. 
Controllate nelle vostre cassette della posta. C'è chi ha avuto recapitati giornali di supermarket con in prima pagina caschi di banane in grande offerta. 
È scoppiata la guerra delle banane?