martedì 24 dicembre 2013

La Divina a Radio Tivù Azzurra Palermo

Un’ora di scalzo divertimento prenatalizio con Radio Tivù Azzurra, la grande radio del sud d'Italia, in una Palermo paralizzata dal traffico automobilistico e pedonale (e da strani odori). Un’ora di grande radio tv con la giornalista dj Filippa Dolce, nel suo programma quotidiano “A porte aperte”. Un’ora di vera sicula cultura con l’editore libraio Nicola Macaione di “Spazio Cultura”. A battere il tempo e a contare i minuti con le pagine dei libri, è stato oggi Raimondo Moncada ospite unico e scalzo della rubrica del lunedì di “A porte aperte” denominata “Leggo ergo sum”.
Scalzo per dare profumo a un ambiente super riscaldato. 
Senza scarpe, Raimondo Moncada ha presentato, per radio, tv e schermi di computer e tablet (anche per gli ascoltatori origlianti dietro la porta), il suo romanzo umoristico “Mafia Ridens (ovvero il giorno della cilecca)” pubblicato a novembre da Dario Flaccovio Editore. Ma non solo. C’è stato anche il tempo per parlare della precedente opera umoristica dal titolo “Dal Partenone di Atene al Putthanone di Akràgas”.
Poi tutti a prendere d’assalto le librerie, a comprare i libri da mettere ai piedi dell’albero di Natale e nelle calze senza piedi, ma puzzolenti, della Befana, in una città bloccata, affumata, smoggata, impazzita, ma illuminata a festa con le palle di Natale a intermittenza: ci sono e non ci sono, ci sono e non ci sono... 
La scalza presenza di Raimondo Moncada si è fatta sentire e vedere. Dove è passato lui la folla si è aperta in due. Le persone colte hanno chiesto riparo alle librerie. Le altre si sono messe a riparare le automobili nelle officine di autoriparazioni. 

sabato 2 novembre 2013

Giumenta contro la macchina eunucante

La malefica macchina eunucante. per fortuna non è più in uso a livello culturale. 
L'uso di questo apparecchio di antica memoria venne strenuamente combattuto dalla compianta dea Giumenta già duemila e cinquecento anni fa. La celeberrima divinità fu favorevole all'integrità omana esprimendosi ufficialmente contro gli spezzatini. 
"Non rompiamo, non spezziamo, non tagliamo, non disperdiamo" ripeteva la dea. "Guardiamo alla globalità. Il pezzo senza il tutto non vale niente". 
Mitica! 
Gli eunuchi li considerava uno spreco della natura. 
Per conoscere il suo pensiero, la sua azione, la sua filosofia, la sua profondità,  i premi Sobel consigliano disinteressatamente la lettura del libro "Dal Partenone di Atene al Putthanone di Akràgas". L'unico libro al mondo a parlare della dea Giumenta. 


giovedì 3 ottobre 2013

Studiò botanica per fare la botanica


Studiò botanica per fare la botanica (dal greco βοτάνη: botane). E' questa una nuova straordinaria rivelazione che viene fuori da ulteriori approfondimenti storici che si stanno ulteriormente approfondendo. 
Ecco una prima storica ricostruzione, da prendere con le pinze e con le panze. 
Quando scoprì la sua natura, la dea Giumenta venne attraversata da una irrefrenabile passione di diventare botanica, una grande botanica, una botanica che facesse parlare il mondo.
Si appassionò alla propria formazione personale con l’autodidattismo.
Anche la mamma fu botanica. Da figlia di botanica, ebbe la strada spianata e la batté. 
La sua attività venne molto apprezzata non solo in Magna Grecia ma anche oltre da altri verso cui fu altruista.
Il Tempio di Giumenta venne frequentato da amici e nemici, indigeni e forestieri, conosciuti e sconosciuti, alieni e alienati.
Il turismo nacque con lei. Nacquero con lei tutte le nuove generazioni. Ad Akràgas, col Putthanone in attività, si registrò il boom demografico. La città scoppiò, raggiungendo dimensioni spaventose.
Come gran botanica gradì tutto ciò che la natura gli presentava, tranne i carduna (variante tutta sicula che sta per cardi).

Per approfondimenti “Dal Partenone di Atene al Putthanone di Akràgas”. 


(Nella prima foto, una figura di una panchina in ceramica situata nella città di Sciacca)

domenica 22 settembre 2013

Pilato, il sapone e la pinza


Ponzio Pilato oltre alle mani si lavò tutto il corpo.
"Ci voglio andare pulito", disse pensando all'appuntamento con il Putthanone d'Akràgas.
Si pulì tutto, dal cuoio capelluto al tallone d'Achille, usando per sapone il delicato detersivo del gommista e per spugna il soffice mantello del porcospino. 

Con la pinza del meccanico si spelò tutto il corpo: "Sono o non sono Pilato".

Solo l'animo gli rimase sporco. 



mercoledì 18 settembre 2013

Tacito, Giumenta e l'amico Salvatore

Tacito la vide all'opera e si Tacitò. "Non c'è che dire", disse. Poi non parlò più. Il celebre oratore divenne muto. Giumenta rese inutile ogni sua parola. La dea capiva al volo i suoi desideri.
Tacito parlava solo per domandare: "Dici a me?".
Lo domandava quando sentiva la dea Giumenta rimproverare  il suo amico Salvatore, detto Totò o semplicemente Tò. Salvatore aveva la lingua lunga e non faceva altro che parlare e parlare. Giumenta, per zittirlo, gli gridava: "Taci Tò!". 

Publio Cornelio Tacito, illustre oratore ma anche grande storico, fece storia. 

domenica 8 settembre 2013

sabato 7 settembre 2013

Una dea per Damascolo


Il mondo con lei non conobbe guerre. 
Privò gli uomini di qualsiasi alibi. Accontentò tutti, amici e nemici. 
Ci fu solo amore.
Con la sua estetica bellezza, venne meno ogni casus belli. 

Le Forze Armate vennero disarmate. 
Col Putthanone di Akràgas ci fu la concordia universale e il pianeta raggiunse la pace dei sensi.
Fu l'unica dea che non si fece pregare. 
Ah, se ci fosse ancora lei a Damascolo!

martedì 3 settembre 2013

Il Putthanone alla Plaza de Toros di Barcellona

Il Putthanone di Akràgas al Monumental, nella celebre plaza de Toros di Barcellona. È stato un giorno di festa e di imbizzarrimento. Chiusa da tre anni alle corride, l’arena ha riaperto il proprio cuore per la felicità di tanti toros il cui spirito taurino si è d'improvviso risvegliato ed ha sfilato al Monumental bardato di gran lusso (lo si vede benissimo nelle immagini in esclusiva). 
Al pensiero viene la pelle delle papere. 
La catalana piazza dei tori è stata una tappa obbligata nel tour delle letture randagie della colossale opera “Dal Partenone di Atene al Putthanone di Akràgas”. Il suo autore, Raimondo Moncada, che trionfalmente ha percorso a piedi gonfi la interminabile Gran Via de les Corts Catalanes, si è voluto fermare nel tempio taurino, in omaggio allo spirito della folla acclamante e alle proprie origini spagnole (di cui ha trovato evidenti tracce).    

La Monumental di Barcellona è una delle plazas de toros più rinomate della Spagna. Ha quasi cento anni. Nella tabella posta all'ingresso si legge una data: 1915. Ed anche il nome dell'architetto: Ignasi Mas i Morell. E' un monumento alla storica e non ancora sopita passione degli spagnoli. 
L'arena è stata inaugurata con il nome di "El Sport", è stata poi ribattezzata con il nome di Monumental.
L’arena si trova all’incrocio tra la Gran Via de les Corts Catalanes e la carrer de la Marina, nel distretto dell'Eixample. Al suo interno è aperto il Museo Taurino. Vi sono esposti gli abiti di popolari toreri, teste di tori famosi, documenti d'epoca, fotografie e altri oggetti legati al mondo della tauromachia.
L’arena ha una capacità di circa 20 mila spettatori. Ma la capienza può arrivare anche a 25 mila. Nella struttura non si svolgono più corride di tori dopo un decreto del 2010 che ne vieta lo svolgimento in tutta la Catalogna. L’ultima corrida ne La Monumental si è svolta nel settembre del 2011. Riecheggiano ancora gli olè. 

L’arena è stata più volte teatro di importanti eventi culturali e di intrattenimento, di portata internazionale. Nel 1965, - abbiamo appreso - La Monumental ha ospitato l’unico concerto spagnolo dei Beatles. Altri artisti e gruppi che hanno gremito l’arena sono stati: i Rolling Stones, Bob Marley, i Dire Straits, Bruce Springsteen, Tina Turner, Mike Oldfield.

La storia, se ritiene di avere il coraggio dei toreri, dovrebbe legare al Monumental di Barcellona anche il nome del Putthanone di Akràgas


giovedì 29 agosto 2013

Il Putthanone di Akràgas si diverte a Barcellona


Omaggio a Barcellona, alla Spagna, alla terra delle mie origini. Scorre sangue spagnolo nelle mie vene. Per avere la certezza scientifica mi dovrei svenare. Non lo faccio. Mi basta quanto mi hanno ripetuto negli anni.
Vedere vie Montcada, Piazze Montcada, Palazzi Moncada, Hotel Moncada, fa un certo effetto. 
In Spagna, nel cuore della Catalogna, mi sento spagnolo. Il sangue mi bolle nelle vene. Lo sento.
Cammino per le strade di Barcellona colpito in testa dalla sua bellezza e dal genio di artisti del calibro di Antoni Gaudi. Vieni rapito, senza possibilità di riscatto. Ogni vicolo ha il suo fascino.  Ogni angolo è da fotografare con gli occhi e conservare per sempre in memoria
Dalla Rambla fino a tarda ora scende al porto, un fiume di turisti. Arrivano alla statua di Colombo (non il commissario, ma Cristoforo, l’italiano che scoprì l'America), e girano per risalire fino a Piazza Catalogna. 
Io sono in mezzo a loro, turista tra turisti. Ho i piedi gonfi, non perché arrabbiati. Sono stanchi di camminare. Non si fa altro che camminare a Barcellona. È come se facessi per dieci volte il giro di Agrigento, ma non te ne rendi conto. 


Parlo spagnolo e incontro italiani, parlo italiano e incontro spagnoli. Nessuno mi capisce e io non capisco nessuno. Anche perché non parlo e non capisco lo spagnolo. Solo lo spirito mi scorre nelle vene. Esco il libro sul Putthanone di Akràgas e mi guardano divertiti. Nella loro lingua pensano: Questo è pazzo. Anche Gaudì e Picasso, penso io, per fare quello che hanno fatto sono stati pazzi. Il Museo Picasso è nel Carrer De Montcada. Lucia scatta le foto assieme a Luna. Sono le fotografe ufficiali. Siamo col gruppo Folk Città di Raffadali. Io ne approfitto per il tour di letture randagie. Parlare e leggere in italiano in terra straniera ti dà una sensazione strana. Positiva, però.


Per trovare connazionali di madre lingua entro in uno dei tanti locali italiani. È italiano, non ci sono dubbi. C'è scritto nell'insegna.
Entro e dico a piena voce: Bongiorno!
Con educazione mi sento rispondere: Bongiolno!
Sono cinesi.  
Anche in Catalogna? Non penso abbiano origini spagnole. I figli dei loro figli però potranno vantarle, anche con gli occhi a mandorla. Così come le vanto io che di mandorla ho solo il profumo della mia Sicilia.

Raimondo Moncada





mercoledì 28 agosto 2013

Il primo Cicerone operò al Tempio di Giumenta


Per entrare e uscire dal Tempio di Giumenta liberamente, senza insospettire la moglie, Cicerone imparò l’arte e non la mise da parte. Si inventò guida turistica e fu il primo cicerone della storia. 


(K. Pallonara, tratto da “Studi sudati e accurate riflessioni intorno al Putthanone di Akràgas”)