Non si dimise mai da dea e nessuno chiese mai le sue dimissioni per la sua attività. Non conobbe mai licenziamenti, solo
licenziosità. Chiese scusa al mondo solo una volta, quando ebbe il raffreddore. Ebbe solo piacere e riconoscimenti. Stiamo parlando della compianta dea Giumenta, la divinità di epoca ellenica che
tanto diletto diede 2.500 anni fa. Le sue gesta eroico-sessuali sono per la
prima volta raccontate nel libro “Dal
Parthenone di Atene al Putthanone di Akràgas” dello storico classico Raimondo Moncada.
La dea Giumenta,
Putthanones di nomen e di factus, mai suscitò scandalo. Lo faceva con tutti e
per par condicio, alla luce del sole, senza ipocrisie, senza mai nascondersi.
La porta della sua casa chiusa era sempre aperta. Non subì mai alcun processo e
mai venne additata per comportamento inappropriato o sconveniente. Lei era
fiera di quello che faceva e di lei andavano orgogliosi i suoi concittadini, i
suoi ministri, la lunga fila di apolidi che venivano in Akràgas, celebre polis
di pilus. Giumenta
lo faceva divinamente. La sua attività venne accolta da tutto il mondo e
considerata di interesse pubblico.
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